venerdì 26 febbraio 2010

Daisissea.

Dedicato a Sharon: il tuo sorriso non mi angoscia, è questa la differenza con le altre.

Equilibrio iniziale.


Era una domenica come le altre di febbraio: il cielo non era limpidissimo, si giocavano le partite di campionato, gli autobus passavano con la stessa frequenza di una metropolitana in Namibia e, mentre alcuni cittadini prendevano il possesso delle vie del centro, gli zingari spadroneggiavano per le strade della periferia. La Roma aveva giocato col Catania, vinto uno a zero, e messo una seria ipoteca sul secondo posto per la rincorsa alla fortissima Inter, prima in classifica.
Arrivai a casa un po' stanco, erano le sei, e mi feci un bel frullato con due banane. Lo bevvi in due sorsi, posai il bicchiere e mi diressi verso la mia stanza; volevo ascoltare l'omonimo dei Colour Haze da tutto il giorno e quell'occasione mi sembrava più che adatta.
Ore sette: ormai era buio, stavo sdraiato sul letto in preda ad un fastidiosissimo mal di testa che mi portavo appresso da qualche stramaledetta ora.
Ore otto: mi alzai dal letto per prepararmi la cena. Spaghetti con le salsicce. Alle dieci e mezza dovevo trovarmi alla stazione Tiburtina, volevo andare a prendere la mia ragazza che tornava da una festa di carnevale fuori porta.
Ore nove: ero seduto a tavola fumando una sigaretta. Squillò il telefono e mi alzai per prenderlo con la stessa leggiadria di un rinoceronte lanoso: feci cadere la sedia, sparsi la cenere della sigaretta per tutto il tavolo e acciaccai la coda del mio cane che guaii come se dolore peggiore non l'avesse mai provato in vita sua. Risposi, finalmente, e sentii la sua voce. La mia Sharon. Gli occhi si gonfiarono, e poi cominciarono a smussarsi prendendo la forma di due bei cuoricini, la faccia diventò il palcoscenico su cui si esibì un perfetto sorriso ebete, le narici si allargarono per un inspiegabie motivo e la voce divenne quella di un dodicenne al quale hanno dato il primo bacio.
Passammo pochi minuti a parlare come due perfetti idioti, senza però utilizzare quegli odiosissimi appellativi che sono soliti scambiarsi gli innamorati. Ma furono pochi minuti, due, tre, massimo cinque.

Rottura dell'equilibrio iniziale.

Passati quei pochi minuti di irresistibile romanticismo da due soldi Sharon alla mia domanda "ma come va?" rispose tutto d'un fiato: "Va male, Pecora è finita in coma etilico e quindi siamo alla ASL ad aspettare che arrivino i genitori, ora si sta riprendendo ma ormai è tardi, non arriveremo mai in stazione perchè dista da qui 10 chilometri, e noi stiamo a piedi. Abbiamo perso il treno e i genitori di Pecora sicuramente non potranno riaccompagnarci, quindi boh vediamo che fare mi sa che rimarremo qui stanotte anche se fa davvero freddo".
Mi sembrò naturale a quel punto rassicurarla, fare un po' la parte del ragazzo protettivo, ed ingenuamente dissi: "Aspetta che mia madre torni a casa, così prendo la macchina ed IO vengo a prendervi".
Ci salutammo e attaccammo. Ero felice di fare questa cosa, le stavo davvero facendo un grosso favore, mi avrebbe amato certamente per questo straordinario gesto d'altruismo.
Cercai di studiarmi la strada da casa mia a Poggio Mirteto. La prima cosa che lessi era che Poggio Mirteto si trova in provincia di Rieti e non di Roma. Il fatto mi scosse un po', ma l'ottimismo era tanto. Poi mi misi a guardare per bene la strada. Dovevo prendere la Salaria per quasi una trentina di chilometri, girare a sinistra all'altezza di Passo Corese, e poi da là inventarmi la strada seguendo la statale 313 che si diramava in mille piccole stradine che portavano verso il nulla. Superato quel difficile tratto mi sarei ritrovato a Poggio Mirteto, 55 chilometri di strada. Non erano pochi ma neanche troppi.
Arrivò mia madre, la salutai e scesi in strada. Mi accesi una sigaretta, entrai in macchina, e partii ancora una volta ascoltando l'omonimo dei Colour Haze. Erano le dieci e mezza.

Peripezie dell'eroe.

Appena entrato in macchina mi resi conto dell'assurdità della vicenda. Non avevo la più pallida idea di come potessi arrivare a Poggio Mirteto, e avevo solo venti euro che mi sarebbero dovuti durare tutta la settimana, cosa ormai impossibile visto che li avrei dovuti spendere per fare rifornimento di benzina. Cacciai fuori la prima di una lunga serie di bestemmie e accelerai. Dopo neanche dieci minuti mi trovavo sul Raccordo, pronto per imboccare subito l'uscita per la Salaria, direzione Rieti. Eccoci, ci siamo, comincia il viaggio. Dai Stefano stai facendo un grande gesto, non potrà fare altrimenti che amarti dopo questa stupenda prova d'amore, davvero, non tutti sarebbero disposti a fare una cosa del genere dopo solo una settimana. Una settimana Stè, una soltanto. Sei grande, sei grande, sei un coglione, chi cazzo te lo fa fare? Stavi tanto bene a casa e ora sei uscito per andare in macchina in un posto che neanche conosci, e non sai neanche come arrivarci, e non hai benzina a sufficienza per tornare e così dovrai spendere tutti i soldi che ti sono rimasti in carburante, e fa pure freddo fuori, e la Salaria Stè, lo stai vedendo? Lo vedi? Questa strada di merda è tutta buia, non c'è neanche una luce accesa. Ci sono solo i simpatici abbaglianti di quelli che ti vengono incontro Stefano. Sei un coglione Stefano.
Pensai a quanto fossi bravo ad autodemoralizzarmi e continuai a guidare per le strade buie: la civiltà ora lasciava spazio a paesaggi bucolici per nulla idilliaci viste le condizioni in cui è abbandonata la campagna attorno a Roma. Bella cosa che stai facendo Stefano, bella cosa.
Dopo venti minuti di macchina non c'era traccia di Passo Corese. Cominciai ad agitarmi. Avevo sicuramente sbagliato qualcosa, le indicazioni stesse forse erano sbagliate, c'era qualcosa che non andava, dio mio ti prego non credo in te però dai una volta tanto dammi un buon motivo per cominciare a farlo no? Un cartello, chiedo solo un cartello con su scritto "Passo Corese" che mi dica di girare a sinistra.
Dopo cinque minuti comparve l'agognato cartello.
"Porco dio finalmente!", così svoltai a sinistra.
La strada divenne qualcos'altro, si trasformò. Insomma non era una strada quella che percorrevo io, era una specie di vialetto in terra battuta molto largo con enormi buche e totalmente buio, dove le tracce di vita erano riconducibili solo al mondo vegetale e forse a qualche batterio scaturito dal brodo primordiale. E così mi ritrovai di fronte alla metafora della vita: non c'erano case non c'era vita non c'erano aspettative non c'erano certezze non c'era nulla. Bestemmiai un'altra volta e continuai per questo vicolo cieco.
Dopo qualche minuto arrivai a Passo Corese: sette case, un'osteria, un tabaccaio e una nicchia dove illuminata era poggiata una Madonna, che nominai invano appena la vidi. Mi fermai davanti all'osteria chiedendo informazioni per Poggio Mirteto. La strada era quella giusta, e una ventata di ottimismo scombussolò tutti i miei organi interni. Sentii l'ardore con cui partii, sentii l'amore che mi muoveva, capii che era proprio l'amore che tutto move, che se c'era un motivo per cui mi trovavo su questa schifosa Terra era proprio l'amore, e quello dovevo perseguire. Sì Stè, l'amore Stè!
Misi in moto e dopo cinque minuti la strada tornò buia e piena di buche, con l'aggiunta di qualche tornante in più. Ma perchè lo stai facendo Stè, chi te lo fa fare? Torna indietro! Porco dio e porca pure la madonna cristaccio infame chi cazzo me lo fa fare sono un coglione.

Spannung.

Seguirno svariati chilometri di tornanti, di buio pesto, di sorpassi azzardati messi in atto da piloti dalla dubbia moralità (almeno sulle quattro ruote), conditi dalla perpetua sensazione che la strada non fosse quella giusta e che stessi andando chissà dove e, a questo punto, chissà perchè. Tutto ciò era sbagliato. Non dovevo trovarmi là. Questo fu uno dei momenti più bui della mia vita.
Ma ecco, dopo interminabili minuti vidi un cartello. Lo illuminai con gli abbaglianti e subito il cuore mi salì alla gola. Gli occhi si inumidirono, me li dovetti sfregare per non piangere.
POGGIO MIRTETO.
Cristo sono arrivato! Dio che magnifica sensazione! Come mi sento vivo! Ora capisco tutto, tutto mi è chiaro. Lo Yin e lo Yang il Bene e il Male la Materia e l'Antimateria. La corda dell'arco aveva ricominciato a vibrare, la freccia del mio anelito era stata scagliata nuovamente oltre l'uomo! Io sono potenza, io sono volontà, io sono libero, la Terra è mia!
Rinfrancato da un nuovo vigore mi preparai ad affrontare quel paesino che ora amavo tanto. Passarono cinque minuti da quando sorpassai il cartello con su scritto "Poggio Mirteto", ma non vidi ancora nessuna festa di carnevale e, ancora peggio, non vidi nessuna casa. Questa volta bestemmiai a mezza bocca, l'euforia era passata ma l'ottimismo dilagava in macchina.
Dopo pochi minuti superai un altro cartello.
Misericordia.
Ora, ochei è un paese che si chiama Misericordia, manco a farlo apposta, però cristo iddio ladro dov'è Poggio Mirteto?
Neanche un minuto di macchina e mi ritrovai davanti al cartello "Misericordia" sbarrato. Continuai la strada e vidi un altro cartello.
Poggio Mirteto.
Risi. Che storia era mai questa? Cinque minuti ancora di tornanti.
Ferruti.
Avrò sbagliato qualcosa. Girai a destra.
Poggio Mirteto.
Mi sembrò che andasse meglio.
Bocchignano.
Risata isterica. Tornai indietro.
Poggio Mirteto.
Ferruti.
Poggio Mirteto.
Luci, persone, maschere di carnevale. Ero arrivato.

Scioglimento.

Appena possibile parcheggiai, mi girai una sigaretta e me la fumai. Mai mi ero goduto così tanto una sigaretta, neanche dopo quella famosa scopata in quella notte di aprile. Quel giorno mi feci il mio sogno erotico che durava ormai da sei anni. In pochi credo abbiano avuto l'onore di realizzare il proprio sogno erotico. La scopata in realtà fu pessima, ma la soddisfazione fu massima. Lo facemmo tre volte quella notte: la prima volta durai due minuti, la seconda poco più di cinque, la terza non venni proprio. Ma quella sigaretta... quella sigaretta vinceva su tutto ciò che c'era stato prima.
Chiamai Sharon e dopo pochi minuti la vidi che mi veniva incontro. Non feci altro che bestemmiare, andammo a prendere i suoi amici e ripartimmo con la macchina, la mia macchina, direzione Roma.
Il viaggio fu piacevole, avevo Sharon con me e capii perchè avessi voglia di prenderla fino a Poggio Mirteto (merda): per il semplice fatto di vederla. Cancellò tutte le mie ansie, tutte le mie preoccupazioni, tutti i miei dilemmi. La mia Beatrice, il mio angelo purificatore, era lei.
Ascoltammo "The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars". Mi dissero che la festa era stata divertente, ed io risposi che quel genere di feste mi facevano schifo: promiscuità gratuita, vino da quattro soldi, gente che puzzava e musica di merda. Non poteva esserci nulla di peggio, nulla. Ingenuamente un ragazzo, mi pare si chiamasse Matteo, mi chiese se fossi di destra. Siccome non mi piacevano quelle che possono definirsi "frikettonate", allora ero di destra. Il discorso filava nella sua testa, e volevo appoggiarlo. Ma non mi andava di prenderlo in giro così gli dissi che non ero di destra. Jacopo, un altro ragazzo che stava dietro, si lamentò per tutto il tempo perchè doveva vomitare. Aveva bevuto tanto e soffriva la macchina. Aprii il finestrino e non mi curai troppo delle sue lamentele, ci avrebbero pensato Sharon e Federica al povero moribondo. Riaccompagnai tutti sulla Tuscolana, più o meno all'altezza di Cinecittà. Salutai tutti, feci benzina, e da lì tornai a casa. Cominciò a piovere.
Arrivai a casa che non erano ancora le due, mi sdraiai sul letto, pensai a lei e provai a dormire. Non ce la facevo, un'erezione rendeva la cosa complicata. Andai in bagno, mi masturbai, pensai a lei, venni, tornai in camera, erano le due e dieci, mi sdraiai sul letto, pensai a lei e dormii.

7 commenti:

  1. penso sia uno dei post più belli mai stati scritti dal genere umano.
    forse per il ritmo incalzante della canzone che sto ascoltando a loop, forse perchè a poggio mirteto c'ero anch'io e la cosa un po' mi ha toccato sul vivo.
    ho riso tanto, btw.
    ciao,
    e.

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  2. Che canzone stavi ascoltando???
    Comunque devo cominciare a ri-leggere e a correggere ciò che scrivo, porcavacca è un continuo di imperfezioni et stronzate sintattico/grammaticali.

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  3. Byrthe, di Sami Koivikko.
    Coattissima eh, ma tant'è.
    Lascia tutto come è, non rileggere e/o correggere. Va bene così.
    Ah, ti ho fatto guadagnare un sostenitore, oggi. Anche se non ho capito come.

    Ciao,

    E.

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  4. Ahahah pubblicità involontaria, questo sì che è fico. Questa è la scena letteraria underground italiana che si espande come una macchia d'olio. Tra un po' cominceremo ad aprire circoli letterari dove allestiremo mostre e manifestazioni avanguardiste, daremo da bere del succo di pomodoro e reciteremo accompagnati da un oboe e da un basso elettrico rigorosamente scordato i nostri sublimi versi.

    E le bestemmie voleranno libere per l'aria, saranno totalmente gratuite. E dio allora si paleserà e mostrerà tutto il suo disprezzo per noi, che in questo modo ne appureremo l'esistenza. Sempre sia lodato Nostro Signore Gesù Cristo. Devo comprare Prex, il rosario elettronico, acciderboli. Chi non lo dovesse conoscere dovrebbe, e chi dovesse conoscerlo potrebbe. Ma forse no. Io dico di sì, poi che ognuno faccia come gli pare.

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  5. ho dovuto rileggerlo tutto. alcuni passaggi sono fantastici. e rido davvero troppo.
    ho fatto tardi a lavoro.

    e.

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  6. Stefeno ... hmmm
    Grz , cmq , x ssr passato dal mio Blog !!
    Convenevoli sdolcinati a parte - devo dire che ti sbagli di grosso se pensi che io non provi interesse x qll k scrivi !!
    È vero il contrario , Baby ..
    Accetto la tua provocazione , e mi sento di dirti che le Crisi Adolescenziali non capitano solo agli Adolescenti .. OK ??
    Se avró tempo , cercheró di seguire questo Blog , posto che tu decida di pubblicarci qualcos'altro .. hehe
    Guarda che ci sono mlt modi di dimostrare la propria incazzatura .. il mio é sottile , ma non credere che sia solo " narrativa-per-adulti " .. OK ?
    Saluti !! ;-P

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