venerdì 13 gennaio 2012

Sanguinare

Erano i tempi del liceo. Tempi che rimpiango da quando ho messo piede fuori da quelle quattro mura, e tempi che però ricordo con un po' d'angoscia ed inquietudine. C'era questa ragazza, Laura, che era bellissima. Credevo di essermene innamorato; innamorato come mai nella mia vita e probabilmente come mai nella vita di ogni altra persona al mondo. E non credo sapesse neanche che io esistevo. Laura; la guardavo mentre fumava, con la sigaretta in bilico tra le sue dita affusolate: inspirava il fumo come fosse il più delicato e prezioso dei tesori di questo mondo infame e lo riconcedeva dolcemente all'umanità intera aprendo gentilmente la bocca. Immaginavo di essere quel fumo, di entrare nella sua bocca e di scendere giù per la gola fino ai polmoni, per poi risalire dolcemente e passare sulla lingua, tra i denti, strusciando le labbra, ritrovandomi improvvisamente all'aria aperta in un'esplosione di vitalità e gioia. La guardavo da lontano, eppure tremavo come se le stessi accanto. Lei non lo sapeva, non poteva neanche immaginare quanto io potessi renderla felice, quanto avrei potuto farla sentire una regina tra le regine. Io sarei potuto essere il suo cavaliere senza macchia e senza paura; avrei combattuto centomila draghi e un milione di maghi malvagi pur di ricevere uno dei suoi luminosi sorrisi. Eppure ero sempre lontano, sempre in disparte, attento a non incrociare il suo sguardo affinché non capisse dai miei occhi trasparenti come l'acqua il turbinio di sentimenti che mi divorava lo stomaco ogni volta che la fissavo. Lei non doveva sapere, lei non doveva neanche sospettare. Immaginavo bene cosa avrebbe pensato, e questo mi faceva male. In fondo per lei, come per molti altri, sarei stato lo stupido ragazzo coi capelli lunghi che indossava le magliette dei gruppi rock, che abitava in periferia in uno squallido palazzone di cemento. Stupido. Stupido perché da tale mi comportavo, e da tale continuo a comportarmi ancora adesso. Eppure Laura, non avresti mai potuto immaginare cosa potesse nascondere il mio fragilissimo petto. Laura, qui c'è un cuore, un cuore enorme, il cuore più grande che esista qui sulla Terra, talmente grande e talmente pieno d'amore per te che deborda sentimenti e che squaglia le mie viscere. Un cuore che arriva fino alla gola e che tenta di uscire dalla mia bocca per correre da te e schiantarsi sui tuoi dolcissimi seni. Un cuore che non ho mai saputo assecondare, che non ho mai saputo decifrare e che mai saprò pienamente esprimere. La mia lingua inciampa, i miei gesti sono sconnessi, un abbraccio rischierebbe di farmi svenire, con la schiena che urlerebbe pietà per l'immane quantità di brividi che stimoli. Anche la scrittura, forse la cosa in cui riesco meglio, non può star dietro questo cuore così grande e così vivo. Questa sporca tastiera e questo computer senz'anima mai riusciranno a spiegare davvero come stavano le cose. Ma io rimarrò per te lo stupido ragazzo coi capelli lunghi, che indossa le magliette dei gruppi rock, che abita in periferia, in quel palazzone di cemento che è un pugno nell'occhio per una città bella come Roma. E lo rimarrò per sempre.
Oh Laura. Adesso la mia vita è un'altra, e non so più tu dove sia. E il mio cuore appartiene ad un'altra ragazza, la migliore che questo sporco mondo abbia mai partorito. Eppure, dentro di me, c'è ancora una minuscola fibra del mio corpo che ti desidera come tanti anni fa.
Oh, Laura.