venerdì 13 novembre 2009

Un uomo, un fallimento

Mi ammazzo.
Questa è la sentita decisione che ho preso dopo una lunga e seria riflessione sulla mia vita e su come gira il mondo in generale. Non c'è davvero più nulla che io riesca a fare per tirare avanti, perchè in queste condizioni non si può. Sono un inetto, uno sfigato, faccio pena e compassione a me stesso, non me ne frega degli altri, sennò non avrei sicuramente scelto la via del suicidio. Certo che la decisione è sofferta: la mia famiglia, i miei amici e... basta, nient'altro. Non vedo opportunità in questo futuro, non vedo luce, non vedo sbocchi verso la felicità. E sono stanco di andare avanti, sono stanco di spaccarmi i neuroni cercando un pensiero positivo che non riesce mai a presentarsi come tale. L'ho trovata, in un cassonetto, la scorsa settimana, mentre buttavo l'immondizia. Non so che pistola sia, so che è una pistola, e credo d'aver capito come funziona. C'è un solo proiettile, mi basta caricare con la levetta che sta là dietro e premere il grilletto. Bang! O click. Dipende se il proiettile è in canna o meno. Ma non voglio giocare alla roulette russa, non mi sento in vena. Voglio morire e basta, la pallottola la preparo subito.
Certo che me la ricordavo meno pesante questa pistola, mamma mia. E se il rinculo devia il proiettile e non muoio ma mi ferisco gravemente? Magari vivrò per tutta la vita come un vegetale. No. Non voglio vivere come un vegetale, voglio morire.
Certo che il mio ultimo pasto è stata una cotoletta cotta pure male da mia sorella.
E l'ultima sigaretta non è che me la sia goduta poi così tanto.
Oltretutto debbo pure dare una fotocopia ad un'amica. Le serve per l'università poverina, come farà senza?
Non credo sia il momento giusto per suicidarmi.
Però prima o poi lo farò, lo giuro. Su di me.
Ora porto giù Arturo che deve fare cacca e pipì, se non ci fossi io non so come farebbe.

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