martedì 1 dicembre 2009

La verità sta nello scrivere male

Cazzo sono fatto, fatto perso. Sono quasi le tre del pomeriggio e giusto un'ora fa ho smesso di farmi l'ultima canna della mattinata cominciata alle nove con l'avvento nella mia abitazione da parte di un amico con cui sto progettando di scrivere un fumetto. Ripresa di fiato per l'assenza di punteggiatura. Eravamo alla penombra della mia camera, seduti l'uno accanto all'altro; ci sentivamo così vicini nella mente, nelle idee, ma così lontani fisicamente, almeno per quanto mi riguarda. Eravamo avvolti in una coltre di fumo, una specie di spumosa nebbiolina che sembrava dividerci a chilometri di distanza. Con lo sguardo fisso sul monitor e la mente proiettata verso qualsiasi lido non constatasse uno sforzo di concentrazione, ci apprestiamo a vedere un film risalente ai primi anni Novanta, credo. Si tratta de Il Pasto Nudo, film che racconta la storia di un tossico che vive in un costante trip. Siamo nella New York degli anni Cinquanta, un po' noir e un po' conservatrice. Un tizio, per la precisione il protagonista, si fa una pera di una sostanza che veniva utilizzata per disinfestare le case dalle blatte e dagli scarafaggi. L'unico problema è che dopo questa iniezione comincia a vivere una strana storia in cui le macchine da scrivere si trasformano in pericolosi insetti spia giganti che sbavano e si ammazzano tra loro. La sua macchina da scrivere/scarafaggio lo spinge ad andare in un posto che si chiama Interzona, dove ci si droga a destra e a manca di sostanze come la "carne nera" o comunque prodotti provenienti da millepiedi giganti, e dove a quanto pare sono tutti froci. Ovunque lui vada ci sono froci: al mercato nero, nei bar e nei locali, per strada. Qualche frocio invece pare essere una specie di insetto travestito da umano che si fotte i froci e che poi li ammazza, o comunque li ferisce molto gravemente. Non si sa se li ammazzi o meno, insomma. Però una scabrosa scena presenta questo essere che sta lentamente infilando le sue zampe ossute nel volto sanguinolento di un suo giovane amante che poi non si vedrà più per tutto il resto del film, mentre all'inizio era stata una figura piuttosto ricorrente. Fattostà che questo tizio, il protagonista, va in giro a distruggere macchine da scrivere con la sua (visto che tutte le macchine da scrivere si trasformano in scarafaggi e si mangiano l'un l'altra, sono spie che lavorano per differenti padroni).Ad un certo punto una persona piuttosto importante, non ho capito quanto, gli ruba la macchina da scrivere e la tortura per carpirne i segreti riguardo ad una fantomatica associazione che lottava non so bene per cosa. Allora il tizio, che ora mi pare di ricordare si chiamasse William, continua a vagare fattissimo alla ricerca di un dottore, che naturalmente non ricordo come si chiamasse. Alla fine trova una che in realtà è uno, il famoso dottore. Si trova in una specie di monolocale grandissimo, dove sono appesi delle specie di alieni a testa in giù, i quali hanno in testa una fila di peni, proprio così, peni, dai quali esce una non meglio specificata ma piuttosto intuibile sostanza biancastra che dei tossici stavano succhiando avidamente. Questo dottore allora dice a William di andare in un posto, dove William andrà. E così finisce il film.
Sarò stato anche fatto, ma il finale non m'è parso tanto chiaro.
Dalla descrizione che ho appena fatto mi rendo conto che qualcuno possa immaginare un film trash di bassa categoria pensando ad Il Pasto Nudo. In realtà è una pellicola ricca di spunti; troviamo anche della satira politica in molte scene, sempre rappresentata attraverso efficaci metafore. Cazzo ora che ci penso il significato politico/culturale del film è notevole e molto nobile.
Però il finale non mi va giù. Non credo abbia senso. Dovrei rivedermelo, magari in condizioni migliori rispetto a quelle che avevo stamane e che ho tutt'ora.
La mia testa è leggera come un palloncino pieno d'elio, mentre le mie palpebre sono pesanti come una coperta sopra un moribondo delirante per la febbre. Gli occhi hanno voglia di chiudersi e di dire addio, almeno per il momento, alla realtà. Hanno voglia di vivere l'onirico, hanno voglia di vivere nel mondo della leggerezza e della confusione, vogliono sguazzare nel brodo primordiale che ha dato vita all'umanità, quel caos calmo che lentamente si definisce. Invece la realtà è proprio sulle mie spalle che incombe, pronta a gettarsi su di me come un avvoltoio affamato, o come la pioggia che minacciano le oscure e grevi nubi che addensano il cielo. Tra meno di mezz'ora devo uscire di casa per andare a lavorare. In realtà non vorrei lavorare ora, e non vorrei neanche dormire. Vorrei vivere in un pentagramma, e prendere a calci tutte le note per farle suonare. Oppure potrei scendere giù da uno scivolo di note distanti tra loro solo un semitono. Giù in picchiata fino al La. Dal La al La, per tutti i semitoni. Li suonerei col culo, tutti quanti. E mi massaggerebbero l'ano, il che credo possa rivelarsi molto piacevole. Un conto è una zucchina nel culo, un conto è una panciuta e morbida nota che ti accarezza la "fessura delle chiappe".
Oltretutto se uno avesse la bocca al posto del buco del culo vomiterebbe merda. O cagherebbe vomito?
In fondo non credo che entrambe le vedute possano rivelarsi giuste. Una per forza è più giusta dell'altra. In fondo una bocca vomita, non caga. Quindi vomiterebbe merda. Se uno avesse il buco del culo al posto della bocca cagherebbe vomito, solo in quel caso.
Quindi però per dare valore alla mia tesi debbo anche tener conto dell'apparato digerente degli esseri umani, che dovremmo posizionare esattamente al contrario rispetto alla norma. Dalla testa parte l'intestino, e al sedere arrivano la trachea e poi la laringe. Ma gli altri organi interni probabilmente subirebbero notevoli modifiche dall'inversione di tutto un apparato. Quindi a quel punto dovremmo immaginare degli uomini al contrario, a testa in giù. Questi, abituati a vivere a testa in giù, penseranno di vivere a testa in sù. Vivrebbero in un mondo tutto loro. Ci alzerebbero il dito medio in faccia e si farebbero beffe di noi, riderebbero del nostro stare a testa in giù.
Dio, è probabilissimo che noi viviamo a testa in giù.
Anche se trovo molto più probabile il fatto che non esista un giù, come non esista un sù. Ma come lo spiego ai miei occhi. Non voglio dire che è tutto relativo, è facile uscirne così. Preferisco uscirne sconfitto, è molto più difficile.
E tra cinque minuti devo uscire di casa. Devo affrontare queste scurissime nubi cariche di pioggia, pronte a pisciarmi addosso in qualsiasi istante. Pronte a divertirsi con me, una formichina che sta giù per terra. Maledette, che un raggio di sole possa fendervi da parte a parte e accompagnarmi per la mia strada. Se solo le nuvole sanguinassero staremmo tutti a sparar loro addosso.
Dico io, che cazzo venite a fare qua a rompere i coglioni alla gente onesta che lavora? Ma perchè non andate a rompere il cazzo in Congo dove la gente muore di sete? E rompete il cazzo un po' anche a loro, no?
Tra tre minuti devo uscire di casa, ma ho ancora addosso il pigiama.

Cinque minuti fa dovevo uscire di casa. Sto ancora in pigiama.

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