domenica 9 ottobre 2011

Ciaff. Ciaff. Ciaff...

Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Signora mia, lei non può capire quanto nuota male. Non oso immaginare come cammina, ma dalla nuotata sembra che le abbiano ficcato un palo al culo. Le sue braccia signora, le sue braccia! Le tiene troppo rigide, le muove ma poi non sposta l'acqua. Lei fatica e basta signora.
Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Mi giro verso destra, dove c'è l'orologio. Sono le tre, ho attaccato a lavorare da un'ora. Mi sembra sia passata un'eternità.
Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Guardo fuori dalla vetrata; il cielo è sereno, ma tira vento. I panni stesi dei balconi che danno sulla piscina si agitano, sembra che vogliano scappare. Io sono come loro adesso, vorrei scappare. Vorrei accendermi una sigaretta, prendere la macchina, mettere a tutto volume i Fleetwood Mac e sfrecciare a tutta birra verso la libertà. E invece sono qui, seduto su una sedia di plastica, ad aspettare che si facciano le sette e mezza.
Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Guardo la signora che sta nuotando. In realtà non è una signora, ma è una ragazza. Avrà massimo trent'anni, mi sembra di capire dal suo sedere bello sodo. Poi mi accorgo lentamente che non solo ha un bel sedere sodo, ma anche un gran bel paio di tette. Indossa però gli occhialini, e la cuffia, quindi il suo viso per me rimane un mistero. E allora comincio ad immaginare.
Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Li vedo. Vedo i tuoi capelli ricci, lunghissimi, neri come la pece. Che bel contrasto con la tua pelle così chiara,  e con i tuoi occhi così verdi, così brillanti. Mi sorridi, passi accanto a me.
-Ciao- e mi mostri quella lunga fila di perle bianche.
-Ciao- e la mia voce, come al solito, non è mai profonda abbastanza per risultare minimamente affascinante.
Si ferma lì accanto a me, e parliamo. Io le dico quant'è noioso stare lì seduto, a guardare persone che nuotano. Però poi le racconto di quanto sia bello lavorare con i bambini, insegnar loro a nuotare. Vederli ridere, giocare. Vederli contenti perché hanno imparato grazie al mio aiuto a nuotare senza alcun sostegno, senza alcun galleggiante. E così le faccio capire quanto il mio animo sia sensibile. Poi le parlo dei miei interessi, di me al di fuori della piscina. E così le faccio capire quanto il mio spirito sia tormentato. Lei è interessata, io forse mi dilungo un po' troppo parlandole di musica, citandole gruppi e generi che mai ha sentito nominare nella sua vita.
-Che dici, ti va di venire via con me? Abito proprio qui di fronte-.
Io esco, rimango in abiti da lavoro, lei è davanti a me. Apre il portone del palazzo di fronte alla piscina. Il palazzo con i balconi pieni di panni stesi, che assecondano il vento e le sue direttive. Saliamo insieme le scale, e il mio cuore batte forte. Lo sento in gola, e le mie mani sono sudate. Le gambe, quelle non me le sento più da qualche minuto. Mi rendo conto di avercelo duro come non mai. Davvero, lo dico spesso, ma questa volta è vero. Cristo quanto è duro, una cosa del genere mai nella vita.
Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff. Ciaff.
Mi giro verso destra, dove c'è l'orologio. Sono le tre e tre minuti. Possibile che il tempo passi così lentamente?
La ragazza esce fuori dall'acqua, io continuo ad essere eccitatissimo. Si toglie gli occhialetti, e la cuffia. Mentre va per indossare l'accappatoio la osservo bene. Capelli mossi, biondi. Gli occhi non riesco a vederli, è troppo lontana. Ha i lineamenti molto marcati, il suo viso è spigoloso. Ha le labbra sottili, e per questo deve essere una persona cattiva. Tutte le ragazze con le labbra sottili sono persone cattive, me lo dice sempre un mio amico.
Si avvicina verso di me, ma io non ho il coraggio di guardarla in faccia.
-Ciao- mi dice lei, senza accennare neanche un sorriso.
-Buona giornata- le rispondo io, guardando in basso, mentre cerco di non far svanire la bellissima immagine che pochi secondi prima mi aveva totalmente rapito.

Mi giro verso destra, dove c'è l'orologio. Sono le tre e cinque. Faccio un rapido calcolo mentale. Mancano sei ore alle sette e mezza.
Mi rendo conto che è impossibile che manchino sei ore.
Sconfortato, non so quanto manchi alle sette e mezza. Non ho voglia di scoprirlo.
Questa giornata sarà davvero lunga.

4 commenti:

  1. Condivido la filosofia del tuo amico: le ragazze con le labbra sottili sono cattive.
    Comunque, alle 7 e mezza mancavano appena un paio d'ore in meno...non hai sbagliato di tanto. ;)

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  2. ma nn lo sai che quando si vuole che il tempo passi nn bisogna MAI guardare l'orologio?...
    animo tormentato...discorsi sulla musica...sì garantisco questa roba funziona!...ahah...

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  3. Ma dai la gente si sarà stancata degli animi tormentati. Ormai cerco di presentarmi come allegro e smaliziato nichilista, non mi piace sembrare una persona profonda.

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  4. sono passati di moda i finti animi tormentati...sai quelli che passa un minuto e ti accorgi che sn più ottimisti e sorridenti di me dopo aver fatto uso di...di caramelle...caramelle speciali...ecco...ahah...mentre ritengo che i veri tormenti siano un evergreen sempre molto intrigante...ehmmm...nn te lo volevo dire...ma un po' profondo lo sembri...sarà la foto...il nome..quello che scrivi...o semplicemente lo sfondo nero...ahah...però dato che tormentata mi ci sento già io tu fa pure la parte del nichilista solare e senza censure che almeno vedo qualcosa di nuovo!...

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